
Analisi fisico-chimiche
Le analisi chimiche sembrerebbero le più accurate e affidabili, vista la loro capacità di quantificare gli elementi presenti nei campioni prelevati. Tuttavia, oltre agli errori strutturali di ogni misura, esse hanno il forte limite di fornire dati locali, sia nel tempo che nello spazio. Nell’arco di una stessa giornata, ad esempio, o muovendosi all’interno dello stesso tratto di fiume, alcuni valori possono cambiare sensibilmente. Le modifiche stagionali e le conseguenze di eventi meteorologici si aggiungono agli elementi di variabilità non trascurabili.
Per dare ad esse validità scientifica, non è dunque lecito limitarsi alle singole e isolate misure. Anche se molto accurati, dati poco numerosi e riferiti a punti e tempi distanti non sono significativi.
Per l’esiguità dei dati da noi raccolti non ci è possibile raggiungere alcuna conclusione interpretativa solida, né rigorosa. Se però l’obiettivo primario non è quello scientifico ma quello didattico, allora l’indiscutibile debolezza dei nostri dati può passare in secondo piano. Il lavoro di analisi sui dati diventa quindi un’occasione di costruzione critica, dove il movimento dal manifesto al nascosto è dato dalla capacità di formulare domande anche sul poco che c’è a disposizione. Le risposte potranno essere vere, immediate e banali per chi conosce a fondo l’argomento, oppure potranno essere incoerenti perché motivate da premesse errate, oppure potranno rimanere mancanti perché ancora, oltre alla domanda, non sappiamo saltare. Eppure, anche se piccoli, ogni osservazione, ogni domanda e ogni ricerca di risposta consapevole sono i passi con cui ci muoviamo per formare noi stessi la nostra conoscenza.
Immagiamo dunque per il momento di poter fare affidamento sui dati in nostro possesso. Cominciamo ad osservarli e a prendere nota di ogni nostra curiosità ogni volta che pensiamo «perché?».
Commento introduttivo ai grafici
Le prime tre colonne da sinistra in ogni grafico riportano i risultati delle analisi chimiche svolte da “a2a Ciclo Idrico” sui campioni prelevati nel Torrente Narcanello e nel Fiume Oglio durante il biennio 2014-2016 dagli studenti del progetto Acqua*Morfosi_d’ambiente. La quarta colonna indica, per la rispettiva grandezza in esame, la media dei valori misurati nell’acqua potabile dell’acquedotto del comune di Brescia nella Circoscrizione Centro tra Novembre 2013 e Febbraio 2014. Anche in questo caso, i dati sono forniti da “a2a Ciclo Idrico”.
Il carattere dei nostri campionamenti, puntuale nel tempo e nello spazio, limita fortemente la validità scientifica dei pochi dati raccolti. Ciononostante, ci è sembrato utile mostrare un primo confronto tra acque superficiali e acque potabili, mantenendo tuttavia la consapevolezza dell’elevato rischio di errore cui sono soggette le prime tre colonne.








Il pH misura il grado di acidità o basicità di una soluzione. Tale valore è influenzato dal substrato roccioso e dall’attività biologica che interessa le acque del fiume. A queste cause si possono aggiungere gli scarichi derivanti dall’antropizzazione del territorio.
Il valore del pH deve essere compreso:
- acque potabili tra 6,5 e 9,5 (D.Lgs 31/01).
- per gli scarichi in acque superficiali tra 5,5 e 9,5 (D.Lgs 152/06).
I dati in tabella soddisfano entrambe le richieste.
Il residuo secco (detto anche residuo fisso) rappresenta il contenuto dei sali minerali disciolti in acqua.
In base al valore del residuo fisso si hanno quattro tipologie di acque potabili:
minimamente mineralizzata (minore di 50 mg/l); oligominerale (minore di 500 mg/l); mediamente minerale (compreso tra 500 mg/l e 1000 mg/l); ricca di sali minerali (maggiore di 1000 mg/l).
Lo standard di accettabilità per le acque potabili ha come massimo 1500 mg/l (D.Lgs 31/01).
Il Sodio è fra gli elementi della crosta terrestre presenti in maggiore abbondanza. Lo conosciamo principalmente per il sale da cucina (NaCl), ma è anche uno dei componenti di molti minerali e rocce. La sua elevata solubilità fa sì che esso sia sempre presente nelle acque minerali. Esempi di utilizzo industriale del Sodio si hanno nell’elettrotecnica e nell’industria chimica, farmaceutica e metallurgica.
I valori riportati in tabella sono abbondantemente inferiori rispetto allo standard fissato per le acque potabili: 200 mg/l (D.Lgs 31/01).
I Cloruri sono un’invenzione della natura che ha un ruolo fisiologico di fondamentale importanza per gli organismi. L’uomo è riuscito a sfruttarli e a riprodurli per necessità industriali, creando talvolta rilevanti problemi d’inquinamento ambientale.
Esempi di utilizzo da parte dell’uomo spaziano dai beni di largo consumo - come le materie plastiche - fino ai farmaci e ai cosiddetti geosintetici e geocompositi, prodotti ad alta tecnologia e resistenza impiegati in campo edile e per la salvaguardia ambientale.
Le concentrazioni limite sono:
- acque potabili 250 mg/l (D.Lgs 31/01)
- per gli scarichi in acque superficiali 1200 mg/l (D.Lgs 152/06).
Fondamentali per il metabolismo vegetale, i Nitrati hanno visto un forte impiego come fertilizzanti. Essi sono utilizzati anche come conservanti in ambito alimentare.
Un uomo adulto dal peso di 70 kg può assumerne in sicurezza circa 26 mg/giorno, che corrispondono a quelli contenuti in poco più di 4 litri di acqua del Fiume Oglio in questa località nel comune di Darfo Boario Terme e in meno di 1 litro dell’acqua potabile dell’acquedotto civico della Circoscrizione Centro di Brescia.
La dose giornaliera ammessa dall’EFSA (European Food Safety Authority) è: 3,7 mg/kg.
I Solfati sono composti contenenti Zolfo e sono solitamente diffusi nelle acque per il loro passaggio attraverso le rocce, o per contaminazioni di origine industriale, o per l’utilizzo di alcuni fertilizzanti. Altra causa della presenza di solfati nell’ambiente sono i fumi da combustibili fossili, i quali, tramite le piogge, li riversano sul suolo e nei corsi d’acqua.
I Solfati rientrano nella formazione di alcuni amminoacidi, tra cui la metionina, utile per lo sviluppo dei tessuti cartilaginei. Le fonti alimentari dello Zolfo sono i cibi di origine proteica, l’acqua potabile, i prodotti ortofrutticoli. L’assunzione di Solfati in elevate concentrazioni può avere effetti lassativi e causare la comparsa di segni di disidratazione. Gli standard di accettabilità come valori massimi sono:
- acque potabili 250 mg/l (D.Lgs 31/01)
- per gli scarichi in acque superficiali 1000 mg/l (D.Lgs 152/06).
L’Arsenico è contenuto in alcune rocce e viene progressivamente rilasciato in acqua a seguito del loro disfacimento. Le cause quantitativamente più rilevanti della sua presenza sul nostro pianeta sono però dovute al metabolismo cellulare dei microrganisimi, le attività umane quali la combustione di combustibili fossili, la produzione di Rame, Zinco e Piombo e l’agricoltura. I valori misurati sono ampiamente sotto gli standard di accettabilità per le acque potabili: 10 µg/l (D.Lgs 31/01).
La letteratura scientifica include l’Alluminio tra i metalli pesanti, i quali sono causa d’inquinamento e tossicità negli organismi viventi.
Tali metalli, infatti, si accumulano nel nostro corpo tramite l’alimentazione, e sono espulsi solo in minima parte. I principali danni all’organismo riguardano il sistema nervoso centrale.
La sua presenza nelle acque è dovuta all’erosione delle rocce e ad alcune lavorazioni umane. Le concentrazioni limite sono:
- acque potabili 0,2 mg/l (D.Lgs 31/01)
- per gli scarichi in acque superficiali e 1 mg/l (D.Lgs 152/06).